Oh Grande Spirito...dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare...il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare... la saggezza di comprenderne la differenza!!
Geronimo Scalper: Falling down

27 ottobre 2006

Falling down


Improvvisamente, la congiuntura non sembra essere così in salute come si pensava. Dopo un periodo di crescita eccezionale, qualche segnale di cedimento comincia ad apparire all’orizzonte” In particolare, la casa di investimento HSBC mette in guardia dall’indebolimento del mercato immobiliare statunitense, che rappresenta una minaccia per la fase espansiva oltreoceano e rende le altre regioni del mondo più vulnerabili.
Senza cedere a inutili catastrofismi, è bene, però, ragionare su quali sono i nodi critici che potranno incidere sui mercati finanziari nei prossimi mesi. Cominciamo dal settore del real estate statunitense. Le vendite di case sono in discesa da sei mesi, così come le richieste di nuove abitazioni, mentre gli appartamenti sfitti sono in aumento. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, la crisi intaccherà i consumi e gli investimenti, con conseguente rallentamento dell’economia. Diverse case di investimento si sono affrettate a rivedere al ribasso le stime sul Prodotto interno lordo americano (Hsbc prevede un +1,9% contro il +2,6% indicato in precedenza per il 2007, Société Générale asset management calcola che il peso sarà di un punto percentuale tra metà 2006 e metà 2007).
Il secondo fattore è rappresentato dall’inflazione. Negli anni Novanta, le politiche delle Banche centrali si sono focalizzate sugli indici dei prezzi “core”, cioè quelli che escludono energia e alimentari e questo approccio ha catturato il lato positivo della globalizzazione, ossia la discesa dei costi dei prodotti manifatturieri, ma non ha tenuto in debita considerazione l’incremento dei prezzi delle materie prime. Il risultato è che i tassi sono rimasti a livelli accomodanti, nonostante i rialzi da parte della Federal Reserve americana e, in misura minore, della Bce europea. Nello stesso tempo, l’inflazione è cresciuta e rimane un nemico difficile da abbattere.
E’ strettamente collegato il terzo fattore, la disponibilità di liquidità a livello globale. Secondo Olivier Garnier, vice direttore generale di Société Générale Am, non saranno tanto le politiche delle Banche centrali occidentali a ridurla, quanto quelle degli istituti asiatici, a cominciare dalla Bank of Japan che ha chiaramente manifestato l’intenzione di proseguire nel rialzo dei tassi. Inoltre, lo yen si trova ai minimi degli ultimi vent’anni e una sua risalita potrebbe scoraggiare le attività di carry trades (indebitamento in valute che presentano i tassi di interesse più bassi, come lo yen, per comprare titoli più remunerativi) e l’acquisto di obbligazioni straniere da parte del Giappone. Le conseguenze possono essere rilevanti se si considera che l’Estremo oriente accumula riserve valutarie, in particolare in dollari, ed investe in titoli di Stato a stelle e strisce, finanziandone il debito.
Passando dal fronte macro a quello aziendale, le società continuano a sorprendere in positivo, come testimonia la stagione delle trimestrali in corso (l’incremento degli utili rispetto allo stesso periodo del 2005 è stato superiore al 17%). Ma quanto potrà durare? Gli economisti avvertono che è un ritmo difficile da mantenere, e che probabilmente si passerà dalla crescita a due cifre a quella ad una soltanto. E’ anche vero, però, che le quotazioni sono aumentate in misura minore rispetto ai profitti, a differenza di quanto era accaduto nel 2000; di conseguenza le valutazioni restano in linea con i fondamentali.

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